Glory Hole – Racconto Cuckold

Ho fatto un po’ di fatica per convincerti: passare dalle fantasie alla realtà non è sempre facile. Ho puntato su un club perché sapevo di avere in mano una carta vincente: ti piacciono i cocktail e ti piace scatenarti in pista.

Ovviamente ci siamo spostati abbastanza lontani da casa: se avessi incontrato una faccia conosciuta, per la tua prima volta, sicuramente l’imbarazzo sarebbe stato tale da far scomparire ogni briciolo di eccitazione.

Hai scelto un vestito corto e trasparente: perfetto, sembri già entrata nel mood più giusto. E non riesci a nascondere la curiosità che ti sta divorando.

La prima volta me ne hai parlato mentre facevamo sesso, una domenica mattina: di come ti sarebbe piaciuto farlo con un altro, mentre io vi guardavo. Non potevo credere a quello che sentivo: non ti avrei mai proposto una cosa del genere, temendo di offenderti, ma eri stata tu a tirare fuori dal cilindro una delle mie fantasie più nascoste.

Mi chiedo se avrai il coraggio di andare fino in fondo.

Il club è proprio come me lo aspettavo: elegante, luci bassi e musica non esageratamente alta. Non c’è ancora tanta gente, ma in effetti è presto. Però ci sono già diversi uomini, tra cui scegliere il fortunato.

Beviamo qualcosa, poi ti lasci andare sulla pista: c’è già qualche coppia che balla, ma la tua presenza, da sola, senza cavaliere, e i tuoi movimenti sensuali, attirano immediatamente gli uomini che fino a quel momento erano fermi a bordo pista.

Ti osservo e capisco che c’è qualcosa che ancora non va: non è la tua situazione, non riesci a lasciarti andare. Avevo messo in conto che potesse succedere: e già pensato alla soluzione.

Mi alzo dal divanetto, ti raggiungo sulla pista e ti prendo per mano: mi segui docilmente all’interno del privè. All’interno le luci sono ancora meno intense: fatico a distinguere i volti delle persone che incrociamo. Per fortuna so già dove portarti.

Ci metto poco a trovare la stanza che mi interessa: il glory hole. Quadrato, non troppo grande, non ci sono né letti, né poltrone, ma solo diversi fori nella parete. L’altezza a cui si trovano non lascia dubbi sul come utilizzarli: non servono per guardare, ma per infilare il cazzo, nella speranza che qualcuna se ne prenda cura.

Non dobbiamo aspettare molto perché il primo ospite si affacci sulla stanza: un uccello che mi sembra normale, come lunghezza e diametro, ma decisamente molto ben fatto. Mi guardi, come a chiedermi cosa fare. Oppure il permesso di farlo.

Ti indico il pene che spunta da uno dei buchi: non vorrai mica lasciartelo scappare? Allora prendi coraggio e cominci ad accarezzarlo: vedo le tue unghie laccate di rosso che si muovono avanti e indietro lungo l’asta. Si vede che ci stai prendendo gusto, adesso i tuoi movimenti sono più decisi.

Forse fin troppo: bastano pochi minuti e l’uomo dietro la parete viene copiosamente, inondanti la mano. Per poi ritirarsi rapidamente: le regole del glory hole sono queste, niente inutili convenevoli e nessun volto che debba piacere. Solo cazzi.

Probabilmente ti senti un pochino offesa, per questo ti getti sul secondo pene che si infila in uno dei buchi. Stavolta niente mani, parti direttamente con la bocca, con un pompino avvolgente e intenso.

Mi sembra di poter sentire l’uomo che c’è di là gemere, nonostante la parete e il rumore della musica. E tu hai cominciato a toccarti, mentre lo succhi: in fondo, perché devono divertirsi solo gli uomini?

Con la bocca sei troppo brava: anche questo secondo uomo non riesce a durare molto. Tira fuori l’uccello dalla tua bocca, giusto in tempo per sborrarti in faccia. Splendido, non credevo sarebbe stato così eccitante.

Quando vedo le dimensioni del terzo cazzo mi viene un’idea: è abbastanza lungo per quello che voglio vedere. Inizia a toccarlo, mentre io mi avvicino e ti sfilo il perizoma: poi ti guido velocemente ad accostare la tua figa verso il buco nel muro. Non è una posizione comoda, ma non penso ti lamenterai.

Il tipo dall’altra parte deve essere abbastanza sgamato: prima usa la mano per tastare il terreno, facendo uscire per un paio di volte due dita dalla tua vagina, giusto per capire che sei abbastanza bagnata, poi si fa prendere il cazzo da me, che lo guido a infilarsi con facilità nella tua figa. 

Probabilmente non aspettava altro. Lungo, dritto e duro, proprio quello che ci voleva per una donna come te. È un po’ più largo del mio, ma visto quanto sei eccitata non ha avuto difficoltà a entrare. Anche lui non deve stare comodo, ma dalle spinte che comincia a darti direi che non è un problema.

Rimango vicino, per godermi lo spettacolo, mentre tu inizi gemere e a spingere indietro il bacino, cercando di assecondare i colpi e di farti penetrare sempre più a fondo. Nel frattempo mi sono slacciato i pantaloni e ho iniziato a masturbarmi: non mi ero nemmeno reso conto di quanto fossi eccitato.

Per qualche minuto, forse una decina, andiamo avanti così: lui che ti pompa sempre più forte, tu che ti dimeni, in procinto di godere e io che mi sego, vicino a te, non riuscendo a staccare gli occhi dal quel buco nel muro.

Gli altri buchi vengono riempiti da altri uomini, che non possono nemmeno godersi lo spettacolo: peccato per loro, hanno fatto tardi. Ma può darsi che dopo tu gli darai un’altra occasione di divertimento.

Poi, succede tutto rapidamente: tu inizia a urlare sempre più forte e lui si tira fuori e spruzza sulla tua schiena, imbrattando il vestito trasparente. Alla sua sborra si aggiunge la mia: non ho potuto resistere a quello spettacolo.

Il cazzo fortunato si ritira, ma tu hai ancora voglia: ti avventi su quello che spunta dal buco più vicino e cominci di nuovo a succhiare, mentre con le mani cerchi di raggiungere anche gli altri. Tra poco sarai coperta di sperma e sento di nuovo il mio uccello farsi duro per l’eccitazione: la tua notte non è ancora finita.