Mia zia mi ha invitato per un fine settimana da lei: con questo caldo la campagna non è il massimo, ma c’è sempre mia cugina Elena. Elena ha qualche anno più di me, studia all’università, mentre io sono all’ultimo anno delle superiori. Ed è da quando ho scoperto il sesso che sogno di farmela. Peccato che lei non mi abbia mai considerato.
Quest’anno però ho un’arma in più: dopo tanta palestra, finalmente ho messo su un po’ di muscoli e ho lasciato crescere una barbetta incolta, giusto per darmi un po’ di tono. Quando entro in camera di Elena, dove lei è impegnata sui libri, tutto non sembra fare colpo, visto che mi riserva giusto un saluto.
Mi sistemo sul suo letto, con la scusa che la sua è la camera più fresca, e inizio a giocare con il cellulare. I miei amici mi hanno mandato dei video porno, metto le cuffie e ne guardo un paio, mentre fantastico su cosa fare a mia cugina.
Sicuramente partirei dalle tette: le ha grandi, perfette per strusciare in mezzo il mio uccello. Che ovviamente è già venuto duro, tanto che ho infilato la mano nei pantaloncini e ho cominciato a menarlo. Immagino di stringerle e di scivolare in mezzo, fino alla sua bocca, per farmelo succhiare fino a inondare la sua faccia.
Elena non sembra accorgersi di nulla, anche se mi lascio scappare qualche gemito, a voce bassa. Poi, un movimento brusco, e una delle cuffiette mi scivola dall’orecchio. Il volume è abbastanza alto ed Elena si volta di scatto, probabilmente per rimproverarmi di averla distratta. E così mi vede, mentre guardo lo schermo del cellulare con una mano sul cazzo.
Ovviamente mi aspetto un rimprovero, ma la sua espressione cambia nel giro di qualche secondo: da irritata, si fa divertita e quasi interessata.
“Chissà cosa stai guardando di tanto interessante” fa Elena mentre si alza dalla sedia e si avvicina lentamente, quasi dimenando i fianchi. Ha indosso un vestito estivo leggero e corto, sotto non si vede l’ombra del reggiseno, forse perché è troppo caldo per indossarlo. Due passi lenti e mi è vicino, mentre io sono rimasto impalato come un cretino, con il telefono in una mano e il cazzo nell’altra.
“Sai che studiare è davvero noioso? Ogni tanto ci vuole una distrazione.” Per un momento non capisco, ma quando si china verso di me e riesco a vedere le tette dalla scollatura del vestito, mi passa ogni dubbio. Oggi deve essere la mia giornata fortunata.
“Perché non posi il cellulare e vediamo cosa hai qui?” Non aspetta che le dia il permesso, infila la sua mano nei pantaloncini e mi afferra l’uccello, spostando prima la mia mano. È fin troppo brusca, ma non mi sembra il caso di lamentarmi.
“Cosa vuoi fare con questo? Direi che come lunghezza ci siamo, bisogna vedere se sei in grado di durare fino a farmi godere.” Mentre parla me lo accarezza e devo stare attento a non venirle in mano, visto quanto sono eccitato.
“Dai, datti una mossa finché i miei non ci sono.” Si inginocchia sul letto e solleva il vestito: posso vedere gli slip, che sono quasi trasparenti e che hanno già una macchia dei suoi umori. Se è così eccitata non posso certo deluderla.
Mi riprendo dalla sorpresa giusto in tempo per mettermi in piedi dietro di lei e calarmi i pantaloncini: niente preliminari, ma decisamente non ne ho bisogno. Per una spagnola ci sarà tempo un’altra volta.
Mentre cerco la posizione giusta, mi fermo un attimo ad ammirare il suo culo: tondo e perfetto, chissà come sarebbe infilarlo tra quelle due chiappe sode. Ma non mi sembra il caso, almeno per questo primo giro. Perché qualcosa mi dice che, se me la cavo bene, avrò qualche altra occasione.
Le apro le gambe e sposto da una parte gli slip, per aprirmi la strada: sono fradici, proprio come sospettavo. Voglio evitare brutte figure, quindi prima di infilarlo assaggio un po’ la sua figa con le dita, per capire se è abbastanza lubrificata. Direi che non ci sono problemi e i suoi gemiti mi fanno capire che posso andare avanti.
“Muoviti, prima che mi scappi la voglia!” Mi mette fretta, ma decido di dettare io il ritmo. L’afferro per i fianchi, sistemo la punta del mio uccello tra le sue labbra e vado dentro con una spinta decisa.
Elena caccia un urlo: forse non si aspettava che entrassi così velocemente, oppure non aveva calcolato che le mie dimensioni sono di tutto rispetto. Visto che ha fretta, non sto a perdere altro tempo e comincio a pomparla, tirandola allo stesso tempo verso di me mentre entro ed esco dalla sua figa.
“Dai porco, muoviti, ho voglia di godere!” ansima tra i gemiti, come una vera troia. E allora spingo sempre più veloce e più a fondo, mentre lei alza il tono dei suoi urli.
Devo concentrarmi, non voglio assolutamente venire prima di lei: ma mi serve un aiuto. Allora sposto la mano destra sul suo pube: è un po’ complicato, ma ne vale la pena. Perché appena arrivo a toccarle il clitoride Elena inizia a contorcersi e a bagnarmi sempre di più il cazzo con i suoi umori.
Ci vuole poca di quella doppia stimolazione per portarla all’orgasmo: per fortuna la casa è isolata, altrimenti le urla le avrebbero sentite anche i vicini. La sua figa si mette a pulsare furiosamente, sempre più calda e piena di liquido e mi accorgo che non ho più molta autonomia.
Lo tiro fuori al volo e basta una pompata per coprire di sperma il suo culo, gli slip, la schiena e anche una parte del vestito. Mi sa che ne è colato anche un po’ sul letto, ma non ho la forza per guardare.
Probabilmente Elena si incazzerà per tutto quel casino, che peggioro appoggiandomi su di lei per riprendere fiato: ma mi sembra di averla fatta godere abbastanza per evitarmi un rimprovero e, magari, meritarmi anche un bel premio.