Davanti allo specchio – Racconto Incesto

Lo sai che ti guardo: e lo sai da tempo, anche se fai finta di niente. L’importante è che i nostri genitori non si accorgano di niente, altrimenti verrebbe fuori un casino. Poi, in fondo, non faccio niente di male a guardarti.

A te piace, perché altrimenti non gireresti sempre mezza nuda quando siamo soli in casa e non lasceresti aperte le porte. Soprattutto quelle del bagno e della tua camera: così posso guardarti meglio quando fai la doccia e quando ti provi i vestiti per decidere come uscire di casa. Ti guardo e mi sento sempre più eccitato, ma fino a oggi mi sono limitato a questo.

Oggi è diverso: siamo in casa, in questo pomeriggio pigro che dovremmo dedicare allo studio. Ma tu non hai nessuna voglia di studiare: sarà la primavera, oppure la voglia di qualcosa di altro: in effetti è un po’ che non hai un ragazzo fisso, probabilmente ti manca il sesso. Puoi sempre masturbarti, ma non è la stessa cosa.

Ma se non c’è di meglio: almeno è quello che devi avere pensato oggi. Visto che ti sei sistemata sul letto, con uno dei tuoi giocattoli, quelli che tieni ben nascosti nel tuo armadio, perché mamma non li trovi. Io li ho già visti tutti, li ho strusciati sul mio uccello quando tu non c’eri: hanno ancora l’odore del tuo sesso addosso e mi sembra di infilarlo dentro di te, invece che nei tuoi slip.

Perché mi piace masturbarmi con i tuoi slip: li prendo dal cestino della biancheria sporca e ci infilo il naso, prima di metterli intorno alla mano e strusciarmi il pisello. Mi basta chiudere gli occhi per pensare di spingerlo dentro di te e sentirti godere.

Oggi non mi servono gli slip: perché hai deciso di lasciare di nuovo la porta della tua camera aperta, mentre sei sul letto, con le gambe aperte e il tuo giocattolo rosso che vibra in mezzo alle cosce. Non devo nemmeno affacciarmi, mi basta guardare lo specchio che hai davanti al letto per godermi lo spettacolo: anzi, la prospettiva rende tutto molto più eccitante.

Cominci passandoti il vibratore all’esterno della vulva: vibra lento, giusto per solleticare la tua patata perfettamente depilata. Intanto io sto iniziando ad accarezzarmi sopra i pantaloni della tuta, fantasticando che la mano sia la tua.

Dopo aver insistito per qualche minuto sul clitoride ti porti il vibratore alle labbra e lo metti in bocca: lo succhi per un po’ proprio come faresti con il mio uccello, per lubrificare per bene. Mi sono abbassato i pantaloni per avere maggiore libertà di movimento: ho il cazzo duro, comincia quasi a farmi male per il bisogno che sento di scoppiare.

Quando pensi che la lubrificazione sia sufficiente, riporti il vibratore giù verso la vagina, mentre ti spalanchi le labbra con l’altra mano: di qui riesco a vedere il tuo buco, sembra già bagnato e implorante di essere riempito. Cominci a inserire il vibratore: non è tra i più larghi e lunghi che ho visto, ma mi sembra che sia sufficiente a riempirti per bene.

La tua figa infatti lo inghiotte completamente: e vedo che con un gesto delle dita aumenti la velocità di vibrazione, per sentirlo meglio dentro di te. Sicuramente un cazzo vero sarebbe meglio: e il mio sarebbe perfetto. Continuo a menarlo avanti e indietro, con decisione, quando mi accorgo che mi stai guardando anche tu dallo specchio: hai gli occhi fissi sul mio uccello e inizia a muovere il vibratore allo stesso ritmo della mia mano.

Mi avvicino alla porta, in modo da poterti offrire uno spettacolo migliore. Apprezzi, perché i tuoi gemiti si alzano di volume: cominci ad ansimare sempre più forte, mentre io accelero ancora la velocità della mano.

Ti ho già immaginato mentre godevi e a volte, quando ti spiavo sotto la doccia, mi era sembrato di sentirti gemere. Ma questa volta ti sento bene: i versi che fai fanno il paio con i rumori che arrivano dalla tua vagina. Il vibratore va avanti e indietro facilmente, immerso nei tuoi umori che escono sempre più copiosi.

Sto per scoppiare, ma mi sembra che tutto questo non basti: ti vedo e ti sento, ma ho bisogno di qualcosa in più. Sempre tenendo il cazzo in mano apro la porta della tua camera di scatto e mi piazzo accanto al tuo letto. Il mio uccello, gonfio e rosso, sembra svettare esattamente sulla tua faccia, che si contorce per il piacere.

Gemi sempre più forte e mi guardi: prima negli occhi, poi il cazzo che sembra davvero pronto a esplodere. Allora allunghi la mano che hai libera e lo prendi in mano, decisa. Non ti fermi nemmeno un attimo e riesci immediatamente a trovare il ritmo giusto per farmi godere.

Il vibratore va sempre più veloce dentro la tua figa: riesco a sentire il rumore nonostante i tuoi urletti e quelli che cominciano a uscire dalla mia bocca, senza che li possa controllare. Comincio a spingere contro la tua mano, immaginando che il mio uccello sia dentro di te, a godere e farti godere.

Chiudo gli occhi per un attimo e sento che mi stringi sempre più forte, mentre con l’altra mano fai andare sempre più veloce il vibratore: bastano pochi secondi per sentirti urlare di piacere.

“Vengo, vengo, vengo!”

Non so perché ho sentito il bisogno di dirtelo, di sicuro te lo aspetti: ma sento il mio uccello che spinge nella tua mano e schizza con forza. Lo sperma ti ricade sul viso, una, due e tre volte, imbrattando dal mento fino ai capelli: sembro non finire più, ma a te non dispiace. Mi spremi fino all’ultima goccia, rallentando il ritmo mentre io finisco di godere e poi raccogli un po’ di sborra con il dito, portandolo alle labbra per assaggiarla. 

Il vibratore è ancora all’interno della tua figa e ti regala ancora una sussulto di piacere, mentre ripulisci tutto il casino che ti ho fatto in faccia, come se stessi succhiando del miele dolcissimo, con un’espressione soddisfatta.