Probabilmente è considerato normale, in questo studio, che i praticanti siano quelli che fanno gli straordinari fino a ora tarda. Ovviamente non pagati. Questa volta però è anche uno dei soci anziani a essersi fermato a lavorare con me: anzi una delle socie. Che di sicuro avrà vent’anni più di me, ma è una gran figa.
Saranno i soldi, il chirurgo, la palestra e i tacchi altissimi, che l’avvocato Foglia non si toglie mai, forse nemmeno per andare a letto, ma da quando l’ho vista la prima volta che sogno di scoparmela. Il sesso non mi manca, ma lei ha davvero un fascino speciale.
Peccato che i praticanti non li consideri nemmeno: per alcuni si fa scopare dal fondatore dello studio, per altri è persino lesbica. In ogni caso, me la farei lo stesso: un sogno proibito, anche se stasera ci tocca lavorare insieme.
Si limita a poche necessarie istruzioni, sempre dandomi del lei: quando mi riesce di sollevare lo sguardo dai documenti, si sono fatte le nove di sera. Dovremmo avere finito, o quasi.
“Perché non facciamo una pausa, prima di rivedere tutto un’ultima volta?”
L’avvocato si sfila gli occhiali: si vede qualche ruga intorno agli occhi, ma non fanno che aumentare il suo fascino. La causa a cui lavoriamo è importante e sicuramente vuole dare il meglio.
Ho tempo di guardarmi intorno: siamo rimasti gli unici in ufficio. E, nonostante la fame e la stanchezza, questa situazione inizia a eccitarmi: se continuo a fantasticare sul fatto di stenderla sul tavolo della sala riunioni, il mio uccello comincerà a richiedere attenzioni.
Soprattutto quando mi accorgo che si è sfilata anche le scarpe e ha iniziato ad accarezzarsi i piedi, fasciati in un collant color carne.
“Queste scarpe nuove sono fin troppo strette, mi distruggono i piedi.”
Vorrei offrirmi volontario per un massaggio, ma rischio di farmi cacciare: l’avvocato Foglia sembra avere un’idea diversa, però. Perché avvicina la sua sedia alla mia e mi piazza entrambi i piedi sulle ginocchia. Sono perfetti, con le unghie che risaltano per lo smalto rosso, della stessa tinta di quello che usa per le mani.
“Lo so che non rientra nei suoi compiti, dottore, ma se non le dispiacesse…”
Non me lo faccio ripetere due volte e inizio a massaggiare i piedi con delicatezza, partendo dalla pianta per risalire lentamente fino alle caviglie. Sottili, perfette, proprio come il resto delle gambe, che riesco a intravedere sotto la gonna.
“Abbiamo lavorato bene, direi che ci meritiamo un po’ di relax.”
Il massaggio sembra piacerle, come a me piace farlo: i suoi piedi ora sono appoggiati direttamente sul mio pene, quindi può sentire quanto tutto questo mi piace. Non sembra che la cosa le dia fastidio, anzi comincia a muovere in piedi per massaggiare la mia erezione, che si fa sempre più prepotente. Fino a che si ferma di scatto e apre le gambe, offrendomi la vista di un perizoma nero sottile: niente collant, si tratta di autoreggenti, quindi l’accesso è libero.
Non aspetto che parli ancora: l’invito è più che chiaro. MI inginocchio, ringraziando che il pavimento sia coperto da una morbida moquette e le apro ancora di più le gambe: da qui riesco a sentire l’inconfondibile profumo di eccitazione che arriva direttamente dalla sua figa. Mi avvicino, iniziando a baciare e leccare l’interno delle cosce: pelle morbida e muscoli tonici, uno spettacolo da toccare.
E uno spettacolo ancora più eccitante è la striscia curata di pelo scuro che trovo spostando leggermente il perizoma: sembra tracciato con il righello ed è già intriso dei suoi umori. Perché l’avvocato Foglia è molto eccitata, come mi fa capire anche dai suoi gemiti.
Probabilmente ho indugiato un po’ troppo per i suoi gusti, perché mi afferra la testa e la spinge tra le sue gambe: in un attimo mi trovo con la bocca sulla sua figa e comincio a leccare, lasciandomi guidare dalla sua mano. Prima il clitoride, su cui mi concentro, per farlo diventare gonfio e sensibile, poi le labbra, che apro con decisione per infilare la punta della lingua all’interno. Dove il calore è incredibile, tanto che non ne uscirei più: ma l’avvocato mi dirige la testa con insistenza verso il clitoride. Si sente che ha voglia di godere, quindi moltiplico i miei sforzi.
Fino a sentirla che viene nella mia bocca, stringendomi forte la testa con le mani e bagnandomi tutta la faccia con il suo piacere: che esce a fiotti, seguendo le contrazioni dell’orgasmo, finché il tremore cessa e sento che la presa delle sue mani si allenta.
Approfitto di questo momento di calma: non penso abbia voglia di farsi scopare, ma io ho bisogno di venire. E ho già deciso dove. Mi alzo in piedi e sistemo i suoi piedi sulla sedia, in modo che siano all’altezza giusta: e lei mi lascia fare, probabilmente sa già dove andremo a finire.
Mi slaccio la cintura e mi abbasso i pantaloni, per tirare fuori l’uccello dai boxer: il mio completo è nuovo e non ho nessuna voglia di sporcarlo. È duro e rosso: lo prendo in mano e comincio a masturbarmi, mentre con una mano accarezzo quei piedi perfetti. Vedo l’avvocato che si fa scivolare la mano in mezzo alle gambe: non pensavo che fosse così maiala, ma non mi lamento di certo.
Mentre lei si accarezza, riprendendo a gemere a bassa voce, io aumento il ritmo della mano sul mio cazzo: anche se sto toccando da pochi minuti, vedere quei piedi perfetti mi sta mandando fuori di testa. Se avessi il tempo le rimetterei le scarpe con il tacco, ma non voglio rovinare l’atmosfera.
La sento alzare il tono dei gemiti e i movimenti della sua mano si fanno più frenetici: mi concentro sui suoni e sui piedi, fissando il rosso delle unghie, e finalmente esplodo. La mia mira è perfetta: tre schizzi diretti precisamente sui piedi dell’avvocato Foglia: non ne faccio cadere nemmeno una goccia e finisco di pompare nella mia mano: Meglio non rischiare di sporcare la sedia e il mio vestito nuovo.