Pettorali e addominali sono i gruppi muscolari che alleno di più, a cui dedico la cura maggiore. Anche la schiena in realtà. E i risultati si vedono: me ne accorgo dalle maglie che diventano sempre più aderenti e dagli sguardi che mi arrivano in palestra: invidia, da parte degli uomini, e ammirazione da parte delle donne. Che spesso si trasforma in desiderio.
Sono sicuro che molte vorrebbero che mi allenassi a petto nudo o al massimo con una canotta, ma preferisco evitare: gli sguardi diventerebbero di sicuro molto meno discreti. E non è per farmi ammirare che faccio tanta fatica. Lo faccio perché in questo modo so che verrò scelto: nessuna dominatrice resiste al desiderio di camminare coi tacchi su muscoli così forti e definiti.
La prima volta mi ha fatto provare un’amica: sapevo che aveva passioni estreme, ma con me ha cominciato piano, dall’abc. Probabilmente aveva visto i segni per cui, sotto una montagna di muscoli, si nascondeva l’animo di uno schiavo.
Ha iniziato a chiedermi di adorare i suoi piedi: prima con i massaggi, poi con la lingua, poi diventano un vero e proprio poggia-piedi per le serate in cui voleva godersi un film comodamente in poltrona.
All’inizio era un gioco sessuale: mi bastava poco per arrivare all’eccitazione e scoparla alla grande. Ma non era quello il suo obiettivo: lentamente, la mia attenzione è stata focalizzata sempre più da quello che i suoi piedi potevano farmi. E, quando per la prima volta ho assaggiato il gusto e la sensazione data dalla pelle di uno stivale, ho capito che il piacere che mi aspettava era molto diverso, ma anche molto più intenso.
Ha voluto che fossi pronto ad affrontare certe situazioni: quindi abbiamo cominciato nella tranquillità del suo salotto, steso sul tappeto persiano al centro della stanza, mentre lei iniziava a saggiare la mia resistenza.
La prima volta che ha appoggiato il tacco a spillo sulla schiena il dolore mi è sembrato insopportabile: poi, lentamente, mi sono abituato, tanto da arrivare anche a reggere il suo peso, con entrambi i tacchi puntati sul mio corpo. E, nello stesso tempo, l’eccitazione del momento spariva: ma quando replicavo nella mente le immagini e le sensazioni, potevo andare avanti a masturbarmi per ore. Ci pensavo anche quando scopavo altre donne: mi permetteva di fare bella figura, anche se l’interesse non c’era.
Una sera mi ha proposto di provare con altri amici: solo le donne, ha precisato, mi avrebbero potuto calpestare, mentre gli uomini erano impegnati a scopare. Sarei stato il loro zerbino, per tutta la notte.
Ho dovuto aspettare solo una settimana, ma non stavo più nella pelle: mi sono masturbato tutte le notti al pensiero di quello che sarebbe successo. E ho anche provato la gabbietta che lei mi ha regalato: devo infilarci il pene, durante la serata, per evitare che la mia erezione disturbi qualcuno. Perché uno zerbino non può avere un’erezione. Non è comodo, sicuramente, ma conto di non sentire dolore, perché sarò concentrato solo su quello che quelle scarpe e quei tacchi faranno su di me.
Mi passa a prendere: mi ha detto anche di lasciare a casa i boxer, tanto più che dovrò stare sempre nudo. Mentre guida verso la nostra meta mi ricorda le regole della serata: niente sesso, potrò alzarmi sono per necessità inderogabili e dovrò usare la nostra safe word quando sentirò troppo dolore oppure sarò vicino a prendere il controllo. Probabilmente si è accorta di quanto sono agitato, tanto che le mani tremano leggermente.
Quando arriviamo nell’appartamento, allestito come un dungeon, mi manda in bagno per levarmi i vestiti: quando rientro nel salone, mi fa cenno di sistemarmi al centro della stanza. Niente tappeto, solo il freddo del marmo, ma ormai sono abituato, quindi mi stendo, a pancia in giù, e aspetto.
Gli altri ospiti non tardano ad arrivare: dalla mia posizione l’unica cosa che vedo bene sono i loro piedi e questo mi basta. Molte donne hanno gli stivali, in pelle e in lattice, e solo alcune scarpe eleganti con tacco a spillo. So che queste sono le più pericolose, perché il tacco, oltre al dolore, può procurare danni: ma non vedo l’ora di sentirle su di me.
Non devo aspettare molto: prima sento il tacco di uno stivale sulla parte alta della schiena, posato leggermente, poi la pressione aumenta e le scarpe che mi calpestano sono molte. Mi sembra di sentire anche la sensazione pungente del tacco a spillo, puntato sulla natica, ma è troppo breve per sentire davvero dolore.
Non è previsto che io parli, salvo per la safe word, ma vorrei tanto poter girarmi a pancia in sù e vedere meglio le scarpe che stanno usando il mio corpo. Anche per quello ci sarà tempo, mi ha detto in automobile la mia amica, devo cominciare gradatamente e poi potrò arrivare al mio sogno: che mi schiaccino le palle e il pene, per sentire il massimo dolore.
Mentre mi perdo nei miei pensieri e nelle mie sensazioni, il tacco a spillo ritorna, questa volta in maniera più decisa. Preme prima su una natica e poi sull’altra, caricando il suo peso, per saggiare la resistenza dei miei muscoli. Nel frattempo sento uno stivale che si appoggia sulla parte bassa della schiena: allungo il collo e uno specchio, che sembra quasi posizionato ad arte, mi permette di capire cosa succede.
Ho due donne che appoggiano i piedi sulla mia schiena e una, quella con gli stivali, armeggia tra le gambe dell’altra. Movimenti veloci, poi sento un fiotto di liquido caldo cadere su di me: l’ha fatta venire e squirtare, tanto da inondarmi. I rumori sono ovattati, ma quello che ho visto mi manda su di giri, inevitabilmente. Tanto che sento il pene stretto nella gabbietta: un dolore immenso, che si unisce a quello delle scarpe che mi calpestano.
Voglio resistere, ma alla fine cedo alla safe word e posso alzarmi: mi dicono che sono stato bravo e che ho tempo per diventare un ottimo schiavo. Quasi arrossisco a tutti i complimenti e mi lascio guidare dalla mia amica sul divano, da dove posso godermi lo spettacolo che continua davanti ai miei occhi.
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