“Servono ragazzi decisi e veloci con le mani: puoi tirare su due soldi e ci sono dei vantaggi interessanti.”
Me lo aveva detto un ragazzo con cui mi allenavo in palestra, Alex: poco cervello, ma bel fisico. In effetti due soldi in più mi avrebbero fatto comodo, anche se non avevo mai pensato a fare il buttafuori. Non mi piaceva troppo l’idea di fare a botte con ragazzini ubriachi per sbatterli fuori dalla discoteca, ma la curiosità di scoprire i “vantaggi” di cui Alex aveva parlato con aria sorniona, mi aveva convinto.
Quindi avevo indossato la divisa, jeans scuri e una t-shirt aderente con la scritta security e avevo iniziato a dedicare i miei sabati notte al servizio di sicurezza nella discoteca più frequentata della città. La paga era discreta e potevo bere gratis.
Le prime notti erano passate tranquille: non c’era tanta gente e il massimo che mi era toccato era stato sbattere fuori un ragazzino ubriaco e casinista, che reggeva a malapena in piedi. Ma dei “vantaggi”, nemmeno l’ombra.
Fino alla “Festa di Primavera”: il primo evento importante dell’anno, che aveva richiamato ragazzi da ogni parte. La pista era piena, come il bar e i divanetti, anche se fino alle 2 era filato tutto liscio.
Poi l’occhio mi era caduto su una coppia che litigava: anche da distante, si capiva che la ragazza era incazzata, continuava a strattonare il ragazzo e a indicare un’altra ragazza vicino a loro. Storia di corna, di sicuro: ma prima che la situazione degenerasse era meglio intervenire.
Non avevo nemmeno aperto bocca: impossibile tentare di calmare con le buone quella furia. Mi ero limitato a prenderla per un braccio e trascinarla via dall’oggetto della sua rabbia. La ragazza aveva opposto un po’ di resistenza, ma non ci avevo messo molto a portarla vicino alla porta dei bagni: era meglio che si desse una calmata.
Carina, anche se uguale a tante altre che riempivano la discoteca: vestitino aderente e trasparente e tacchi alti. E probabilmente qualche shottino di troppo. Mi ha urlato qualcosa, di cui ho capito solo: “Quello stronzo, quella troia”. Lo sapevo che era una questione di corna.
Stavo per indicarle il bagno e lasciarla andare, quando mi ero accorto di un cambiamento: aveva smesso di urlare e il suo sguardo passava da me alla coppia che era rimasta sul divanetto poco distante. Anche la sua espressione era cambiata rapidamente: da incazzata, si era fatta maliziosa, come se stesse tramando qualcosa. Vendetta, probabilmente.
Mi aveva appoggiato la mano sul petto, stuzzicandomi con le unghie lunghe e curate: la t-shirt era sottile, mi faceva quasi il solletico. Aveva guardato di nuovo verso i divanetti, per poi lasciare scivolare la mano velocemente verso i pantaloni: aderenti al punto giusto, che le avevano reso ancora più semplice arrivare al suo bersaglio.
Aveva prima accarezzato poi stretto il mio uccello: che, almeno fino a quel momento, era rimasto tranquillo, ma aveva avuto una reazione immediata a quella stimolazione inaspettata. Visto che non mi ero mosso, la tipa aveva deciso che mi andava bene: ed era partita a strofinarsi con il suo corpo direttamente su di me. Sentivo il seno, piccolo ma sodo, che mi premeva sul petto, mentre le labbra si erano attaccate al mio collo: eccoli i vantaggi di cui Alex mi aveva parlato.
La ragazza si era girata un’ultima volta verso il suo ex, gli aveva mostrato il dito medio e mi aveva preso per un braccio, proprio come avevo fatto io pochi minuti prima, e trascinato nel bagno. Che, stranamente, in quel momento non era affollato: solo una ragazza di colore impegnata a rifarsi il trucco. Ci aveva visti e doveva aver capito al volo, visto che era uscita ridacchiando.
Non che io sia particolarmente timido, ma non mi era mai capitato di farlo nel bagno di una discoteca: la ragazza doveva essere esperta, perché mi aveva spinto nel primo stallo e mi aveva fatto sedere sulla tavoletta chiusa del wc. Era partita subito a trafficare con i miei pantaloni: ma non mi andava di fare decidere tutto a lei. Per cui l’avevo bloccata, mi ero aperto bottone e zip e avevo tirato fuori il cazzo, già pronto all’uso.
Non le avevo lasciato il tempo di muoversi e le avevo preso la testa, dirigendola deciso verso il basso. Lei non si era fatta pregare: un paio di leccate, giusto per prendere confidenza con le dimensioni, poi lo aveva inghiottito tutto. Andava su e giù con le labbra, per un pompino un po’ frettoloso ma decisamente bagnato: non che avessi bisogno di altra stimolazione, ma me la volevo godere un po’. Le avevo preso di nuovo la testa, per spingerla un po’ più in basso, fino a sentirla quasi soffocare.
Appena libera si era rialzata, per alzarsi il vestito sui fianchi: ovviamente non c’era traccia di slip, solo una figa perfettamente depilata. Mi era salita a cavalcioni e se lo era infilato dentro: da quanto era bagnata, ero più che sicuro che l’idea di vendicarsi la eccitava molto, come il mio cazzo.
Aveva iniziato a muoversi su è giù, quasi seguendo il ritmo veloce della musica che arrivava leggermente attutita nel bagno. Ai rumori della sua vagina si erano aggiunti i suoi versi di piacere: che erano partiti in sordina, ma rapidamente avevano raggiunto un volume elevato. Tanto nessuno si sarebbe accorto di nulla.
Forse la situazione, forse il fatto di scoparmi una sconosciuta totale: fatto sta che stavo per venire, alla velocità della luce, almeno per quelli che erano i miei tempi normali. Avevo cercato di rallentare il ritmo, ma la ragazza non ne aveva nessuna intenzione: doveva però aver capito cosa stava per succedere, perché si era levata velocemente. E altrettanto velocemente me lo aveva ripreso in bocca, per avere un degno finale.
Non ce la facevo più: le avevo di nuovo preso la testa tra le mani, per bloccarla mentre le spruzzavo in bocca tutto lo sperma, fino alla fine del mio orgasmo. Lei era stata al gioco, per alzarsi con aria soddisfatta e girarsi verso la porta dello stallo, dietro alla quale ci fissava il suo ex.