L’amico fedele – Racconto Femdom

La scelta è il momento in cui l’eccitazione comincia a salire: in realtà sono eccitato già dal mattino, quando so che quella sera toccherà a me. Ma vedere la mia signora che sceglie il guinzaglio più adatto mi fa scendere un brivido lungo la schiena difficile da descrivere. 

Per un attimo, nella penombra della stanza, penso a cosa direbbero i colleghi in ufficio se mi vedessero così: nudo, inginocchiato sul pavimento, con il pene imprigionato in una gabbietta di metallo, in attesa di ricevere ordini. Proprio come un fedele cane. Io che ho la fama di essere un duro senza pietà.

Nessuno capirebbe che ormai scoparmi le donne non mi da più soddisfazione: a partire da mia moglie, con cui non abbiamo rapporti ormai da tantissimo tempo. Probabilmente ha un amante, ma per me non è un problema. E forse pensa che ho un’amante anche io: non può immaginare come passo le mie serate “di libertà”.

Giusto ieri una delle colleghe, una assunta da poco, ci ha provato, in sala ristoro e in maniera spudorata. Qualche battutina sul fatto che sono un uomo affascinante (“il fascino del potere”), per poi avvicinarsi e mettermi la mano sull’uccello (“perché non vediamo quanto potere mi puoi dare?”). 

Per fortuna è entrato in quel momento un collega, così mi sono staccato, fingendo imbarazzo: ancora poco e si sarebbe accorta di come quelle moine e il seno in bella evidenza non avevano alcun effetto su di me.

Invece la visione della padrona nella sua tuta in pelle nera, come gli stivali, mi fa impazzire: anche se è completamente coperta, è facile distinguere i capezzoli e anche la forma della labbra pronunciate, sotto la pelle aderente. Il mio sogno proibito sarebbe quello di infilare il mio uccello, che tanto male non è, in quell’inferno caldo: ma so già quanto è difficile realizzarlo.

Io sono solo un fedele schiavo e la padrona, che finalmente ha scelto il guinzaglio, mi tratta come tale: solo in rari casi ho avuto l’onore di leccarla, fino a farla godere, ma io non mi posso toccare. Nonostante la gabbia, però, quando l’eccitazione è troppa riesco a venire lo stesso: e spesso per questo vengono punito.

Non so quale idea abbia la padrona per questa notte: per il momento mi stringe il collare di pelle intorno al collo e assicura il guinzaglio. Il collare è stretto, ma non troppo: il giusto per permettere di muovere il collo e per sentire i comandi che la padrona mi da attraverso il guinzaglio.

Poi tira fuori dalla sua borsa una sorpresa: un dildo, che termina con una lunga coda di pelo scuro. In questo modo posso diventare sempre di più il suo fedele schavo. Mi fa piegare, spingendo con il tacco dello stivale sulla schiena e lo infila nell’ano: un movimento secco, senza utilizzare lubrificante, per non rendere le cose troppo facili. Ma la stimolazione è comunque intensa e il mio pene si contorce all’interno delle sbarre.

Il primo comando è quello di andare, di uscire dal camerino e di dirigersi verso la pista da ballo. L’attraversiamo, mentre tutti si girano a guardarci: anche in queste serate a tema non è facile trovare uno schiavo che sia così devoto e sottomesso da farsi portare in giro come una fedele cagnolino.

Raggiungiamo la poltrona di pelle rossa destinata alla dominatrice della serata: la signora si siede e io mi accoccolo ai suoi piedi. Gli altri ospiti mi guardano: noto anche una punta di invidia verso la mia padrona, così abile ad addestrarmi. Alcuni master e mistress si avvicinano e scambiano due parole con la padrona: da qualcuno ricevo anche una carezza, proprio come per un bravo cane. Nessuno può punirmi, a parte la mia signora.

L’attenzione della mia padrona viene attirata da una coppia: il master è un bell’uomo di una certa età, mentre la schiava, anche lei al guinzaglio, è una bellissima ragazza, completamente nuda. Si avvicinano e scambiano poche parole: la schiava è fortunata, perché la mia padrona si sfila i pantaloni della tuta e le offre la sua figa per una lunga leccata. Doveva essere un mio piacere, invece per questa sera devo restare a guardare.

Lo spettacolo è eccitante, praticamente tutti nella sala si fermano per ammirarlo: il mio pene è sempre più costretto nella gabbietta e, incredibilmente, mi viene l’istinto di montare la schiava, proprio come farebbe una bestia in calore. So che mi è proibito e anche impossibile, per cui, con uno sguardo implorante, guardo prima la mia padrona poi il master, facendo cenno verso la figa della schiava. Ne ricevo un cenno di risposta da entrambi e mi sposto, affondando la lingua tra le cosce morbide e toniche.

La schiava ha una serie di piercing, tutti lungo le labbra, e le natiche portano i segni della frusta: forse, il fatto di farsi leccare da me altro non è che una punizione per una sua mancanza. Affondo la lingua, mentre sento che il master mi dirige con attenzione la testa, per non lasciare nulla al di fuori del suo controllo.

A riempirmi le orecchie ci sono le urla della padrona, soddisfatta dall’opera della schiava, che invece tace: però, da come si muove, capisco che la mia lingua sta dando piacere. Siamo schiavi, felici di servire i loro padroni.

La mia signora alza un urlo più forte e spinge via la schiava dalla sua figa, che immagino già grondante di umori. Anche il mio pene sta per scoppiare, quanto sento qualcosa che mi bagna la schiena: faccio appena in tempo a girarmi per vedere il master e altri due uomini che si stanno masturbando furiosamente sopra di me. Passano pochi secondi e vengo investito da una doccia di sperma, come per la schiava davanti a me: la mia padrona sorride soddisfatta, felice di vedermi usato per il piacere dei suoi amici.

Mentre il master trascina via la sua schiava, mi avvicino di nuovo alla poltrona e mi stendo ai piedi della padrona, che mi gratifica con una carezza sulla testa. 

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