Una corsa al parco – Racconto Porno

Odio correre, ma tutti i miei trombamici sono in vacanza in questa fine di luglio bollente. Anche il vicino del piano di sopra, di solito mia ultima opzione, è fuori per il fine settimana. Quindi la scelta è vibratore, ma ormai hanno tutti la batteria scarica, oppure fare esercizio fisico.

Vada per la seconda: al limite, mi aiuta a stare in forma. Arrivo al parco vicino a casa: finalmente il caldo afoso sta lasciando spazio all’aria più fresca. Ho messo il reggiseno sportivo, giusto per non essere nuda sotto la maglietta: niente slip, non avevo voglia di cercarli nel cassetto e tanto si vedrebbero sotto i pantaloncini.

Mi dirigo verso l’area attrezzata, giusto per un veloce riscaldamento: e perché posso tenere d’occhio l’entrata del parco. Spero sempre in una variante che mi risparmi la fatica e mi faccia divertire di più. Dopo un po’ di stretching e un primo giro a ritmo lento, le mie preghiere sembrano essere esaurite: o forse no. In effetti è entrato un bel ragazzo, ma non vorrei fosse davvero troppo giovane.

Lo osservo mentre inizia a utilizzare gli attrezzi, facendo finta di riprendere fiato: bel fisico, soprattutto i pettorali, pantaloni aderenti e ciuffo ribelle. Sarebbe un peccato lasciarlo scappare senza provarci. Lo vedo che inizia con squat e flessioni, per poi dedicarsi alle trazioni alla sbarra: ecco l’occasione giusta.

Mi avvicino e lo osservo: riesce a sollevarsi quasi senza fatica, accompagnano lo sforzo con uno strano verso gutturale. Quando finisce la sua serie, ne approfitto per fare ancora qualche passo verso di lui.

“Ciao!”

Rimane interdetto per un attimo, concentrato sullo sforzo probabilmente non mi aveva notato, ma si riprende subito e mi sorride: “Ciao! Fa caldo oggi.”

La fiera delle banalità, ma non credo sarà questo il problema.

“Ho visto che sei bravo con le trazioni: invece io faccio fatica, avrei sempre bisogno di una mano.”

Mi avvicino ancora di più e gli appoggio l’indice sul petto, mentre con l’altra mano indico la sbarra: “Hai voglia di aiutarmi? Giusto una spinta, per salire sù.” Direi che dovrebbe aver capito, se è interessato all’argomento.

Nel frattempo mi giro verso la sbarra e allungo le braccia: sento le mani che mi afferrano i glutei e facilmente mi spingono verso l’alto. Bene, non si è fatto pregare. Accenno una trazione, ma non arrivo nemmeno a metà dell’esercizio prima di lasciarmi ricadere a terra, con decisamente poca grazia.

“Ahi!” allungo la mano verso la gamba, proprio come se mi fossi fatta davvero male: e lui prontamente mi viene vicino e si inginocchia per controllare meglio.

“Dov’è che ti fa male?” mi ispeziona con gli occhi, ma ci vuole qualcosa di più. Gli afferro la mano e la sistemo all’interno della mia coscia, poco sopra il ginocchio.

“Parte da qui” e inizio a far salire la mano verso il pube “E arriva fino a qui.” faccio in modo che infili le dita sotto i pantaloncini: per fortuna non ho messo un modello aderente. Sono già bagnata fradicia, dovrebbe accorgersene subito con le dita.

E infatti inizia un controllo approfondito della vulva: la posizione non è delle più comode, ma sento che con le dita è riuscito ad arrivare alle labbra e le strofina alla ricerca di un ingresso. Direi che possiamo passare al livello successivo.

Gli faccio cenno di alzarsi e lo trascino per il braccio verso il chioschetto che si trova al limite dell’area con gli attrezzi: è sempre aperto e possiamo stare al riparo da occhi indiscreti. Anche se al parco non sembra esserci nessuno questo pomeriggio.

Entriamo e gli tiro giù gli shorts: anche lui ha deciso di lasciare a casa le mutande, quindi il suo uccello esce immediatamente in tutta la sua erezione. Ben dotato il ragazzino: saggio la consistenza, prima con le mani poi con la bocca, e direi che è adatto al suo scopo, quello di farmi godere. Ha un buon profumo, nonostante il caldo: adoro la pelle giovane e lui sembra gradire, mi spinge la testa verso il bacino, cercando di scoparmi la bocca.

Lo succhio per qualche minuto, giusto per essere sicura dell’erezione, poi mi giro e tiro giù i pantaloncini: mi piego a novanta gradi, appoggiandomi al muro, e gli mostro la strada da seguire. Ho voglia di essere scopata.

Decide di ricambiare il favore e mi tocca un esame approfondito con lingua e dita: sono sempre più bagnata, se continua finisce che gli verrò in faccia. “Dai scopami, datti una mossa!” Ho fretta, non vorrei arrivasse qualcuno a rompere le scatole.

Non si fa pregare e lo infila dentro con una spinta sola: sarà la posizione, anche se non mi sembrava così grosso mi sento piena e pronta a scoppiare. Non aspetta che gli faccia segno di proseguire, inizia ad affondare con dei colpi potenti, accompagnati da qualche schiaffetto sulle mie chiappe.

Sarà il suo cazzo, sarà la situazione e il rischio di venire scoperti, ma sento che sto per venire già dopo pochi colpi: inizio a muovere il bacino, a spingerlo indietro per farlo entrare ancora di più nella mia figa e lui capisce il segnale e spinge più a fondo. Tre colpi più forti e vengo, squirtando come una fontana: devo trattenermi per non urlare.

E lui aumenta ancora il ritmo, sembra un cavallo al galoppo: faccio quasi fatica a reggermi in piedi, mi spinge forte contro il muro, mentre continuo a venire, con la vagina che si contrae e cerca di spingerlo fuori.

Sembra perdere il ritmo, poi si blocca di scatto e tira fuori l’uccello: faccio appena in tempo a girarmi per trovarmi la faccia inondata dal suo sperma. Praticamente non si è toccato e ha schizzato ovunque: e non trattiene un urlo di piacere, che spero non attiri nessun curioso.

Glielo prendo in mano, per fare uscire fino all’ultima goccia e lo pulisco con la lingua, mentre lo sento ancora gemere di piacere. Poi raccolgo tutto lo sperma e lo succhio avidamente dalle dita: ha un buon sapore, proprio di ragazzo giovane.

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