Mio padre è rimasto vedovo quando io ero piccola e si è risposato solo di recente, con una donna che ha qualche anno più di lui. E un figlio più grande di me: Luca ha già finito l’università e si sta specializzando all’estero, quindi torna in Italia in poche occasioni, mentre io ho 19 anni e sono ancora al liceo. E ovviamente viene a stare in casa con noi, visto che c’è una stanza libera.
“Sai che tuo fratello è un gran figo?” Elena gli ha messo gli occhi addosso dalla prima volta che li ho presentati: ha la stessa età mia, è un po’ troia, ma non posso darle torto. Perché anche io qualche pensierino sul mio fratellastro l’ho fatto. Soprattutto quando mi annoio e provo a divertirmi con qualcuno dei vibratori della mia collezione.
In effetti è un bel ragazzo, biondo e con un bel fisico: e sono sicura che è anche ben dotato. Una mattina, la scorsa estate, è entrato a fare colazione in cucina con indosso solo una maglietta e i boxer. Visto che eravamo soli ho provato a stuzzicarlo un po’, allungando le gambe sulla sedia di fronte a me e sistemando la maglietta in modo da far intravedere il senso. Lui è arrossito quando lo sguardo gli è caduto sulle mie tette, ma non ha detto nulla e ha bevuto il suo caffè in silenzio.
“Magari non gli piacciono le donne. Oppure non gli piaci tu.” Elena è in vena di dire stronzate: io piaccio agli uomini, soprattutto a quelli più grandi: basta chiedere agli amici di mio padre, visto che qualcuno ha già goduto della mia bocca e non solo.
“Oppure ha bisogno di una spintarella, magari potresti fargli capire che hai voglia di scopare.” Ecco questa volta Elena ha ragione: visto che Luca arriverà tra pochi giorni, ho il tempo di preparare la mia trappola.
Ho studiato bene tempi e modi: Luca è arrivato con l’aereo ieri sera tardi, quindi non si alzerà presto. E mio padre e sua moglie sono già usciti per andare al lavoro. Io dovrei essere a scuola, ma ho finto un forte mal di testa e mi hanno lasciato dormire.
Appena loro escono mi preparo: la maglietta è scollata al punto giusto e lunga, tanto da coprire il pube. E gli slip sono rossi e sgambati: non voglio lasciare nulla all’immaginazione. Niente reggiseno: le mie tette sono tonde e stanno dritte senza aiuto. Mi raccolgo i capelli e mi sistemo in cucina, in attesa della mia preda.
Non devo aspettare molto: Luca si alza, forse svegliato dalla musica che esce dal mio cellulare. Ha l’aria un po’ arruffata e la barba appena accennata, che lo fa ancora più sexy.
Quando mi trova in cucina rimane interdetto: si aspettava di essere solo in casa, infatti non ha pensato di mettersi una maglia. Ha indosso solo un paio di slip: avevo visto bene sulla grandezza e mi sembra anche già duro, forse perché è prima mattina.
Si blocca prima di arrivare al tavolo, ma stavolta non me lo lascio sfuggire: “Non fai colazione con me?”
“Niente scuola oggi?” Si è seduto di fronte a me, cercando di non guardarmi le tette: impresa impossibile, anche perché mi sposto rapidamente per sistemarmi sulla sedia accanto a lui.
“No, oggi mi sono svegliata con il mal di testa, ci vorrebbe qualcosa per farmelo passare.” Praticamente mi sono attaccata a lui, la mia gamba quasi sulle sue: sento il calore che emana dal suo corpo e mi accorgo che non riesce a staccarmi gli occhi di dosso.
“Un’aspirina?” prova a salvarsi, ma non lo lascio libero.
“No, mi ci vuole qualcosa di più forte” in un attimo gli sono in braccio, con il mio perizoma a contatto con i suoi slip. Sono già bagnata e il tessuto sottile mie permette di saggiare ancora meglio la consistenza della sua erezione: davvero un bel uccello, almeno per la durezza.
“Di solito quando ho così tanto mal di testa il sesso mi aiuta: se non ho nessun cazzo a disposizione mi tocca masturbarmi, ma da sola faccio fatica.” Comincio a strusciarmi su di lui: prima piano, poi in modo più deciso, così da toglierli ogni dubbio: è diventato tutto rosso, ma non sembra dispiacergli.
“Non mi piace mettermi le dita dentro, preferisco un bel uccello, mi eccita di più.” Strofino la mia figa, seguendo i contorni del suo pene: che sta per uscire dagli slip, ne sono sicura, perché lo sento sempre più duro.
Mi appoggia le mani sui fianchi: per un momento penso voglia fermarmi, invece mi fa aumentare il ritmo, sempre più veloce, e spinge ancora di più la mia figa a contatto con il suo cazzo.
Lascio scappare un gemito: già ero eccitata, ma ora mi sta davvero stimolando il clitoride meglio di come riuscirei a fare con un vibratore. E lui ne approfitta per infilarmi la lingua in bocca: mi piacerebbe che ci mettesse qualcos’altro, ma mi stringe tanto forte che non riesco a muovermi.
Sento che comincia a spingere, con il glande che ormai è fuori dagli slip e si strofina sempre più veloce sulla pelle lasciata scoperta dal perizoma. Inizia anche a gemere e si butta con la bocca sui miei capezzoli, tanto dritti che la maglietta non può nasconderli.
Sto per venire: e dire che non mi capita quasi mai di essere così veloce. Cerco di seguire il ritmo delle sue spinte, ma quando mi morde un capezzolo attraverso il tessuto perdo completamente il controllo e lo bagno completamente. La mia figa pulsa, come se avesse bisogno di qualcosa dentro, e lascia scorrere tutti gli umori sul perizoma e sulla pelle.
Luca si blocca, immobile, stringe ancora di più il capezzolo e i fianchi e sento il suo cazzo scosso dai brividi, che mi sborra pube e gambe: le schizzate sembrano non finire mai, sicuramente qualcosa è colato anche sulla sedia e sul pavimento.
Poi, di scatto, mi sposta e si alza, quasi scappando verso il bagno: per questa volta mi è sfuggito, ma non sa che siamo solo all’inizio.
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